Donazione di sangue, «impegno per il bene comune»

Donazione di sangue, «impegno per il bene comune»

La campagna dell’Avis lanciata su web, radio e video: serve «far maturare una coscienza collettiva» L’appello del vescovo Paolo Ricciardi

Di Michela Altoviti pubblicato il 23 Marzo 2020

 

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Non è solo un invito alla solidarietà ma primariamente il richiamo a «un obbligo morale» quello che l’Avis, l’Associazione dei volontari italiani del sangue, promuove in questi giorni di epidemia da coronavirus, che ha portato a una diminuzione delle donazioni in tutta Italia. «C’è una carenza effettiva ma non una situazione di emergenza – sottolinea Fulvio Vicerè, presidente regionale Avis del Lazio – tuttavia è importante ricordare che la nostra regione non è autosufficiente in merito al fabbisogno di sangue, tanto che ogni anno è dalle regioni del Nord che ci approvvigioniamo per un totale di circa 33mila sacche di sangue. Tra queste, proprio le più colpite in questo momento e cioè Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna».

Viceré mette in luce quindi la necessità di agire per far fronte ad una situazione “locale” in maniera più autonoma, «ma soprattutto per essere pronti a fare rete e a poter supplire alla carenza di sangue che le regioni del Nord Italia potrebbero trovarsi a dover affrontare». Ancora, il referente dell’associazione ammonisce rispetto all’importanza «di andare a donare non solo e non tanto perché mossi dal momento emergenziale ma come impegno e buona abitudine a favore del bene comune», laddove il sangue «è a tutti gli effetti un farmaco salvavita». A titolo esemplificativo Vicerè ricorda come «in occasione dell’emergenza Amatrice, dopo il terremoto andarono a donare più di 9.200 persone delle quali poi non c’è stata più traccia tra i donatori abituali», con il rischio anche di «uno “spreco” del surplus poiché il sangue donato non è più utilizzabile dopo 42 giorni».

Per il presidente regionale dell’associazione che conta in Italia 1 milione e 300 mila soci, l’80% dei donatori italiani totali, ciò che conta è «far maturare una coscienza collettiva rispetto alla donazione del sangue» soprattutto a partire dalle nuove generazioni; proprio con questa finalità l’Avis «organizza percorsi strutturati con i nostri volontari fin dalle scuole primarie – illustra Vicerè – perché è da piccoli che si va formando la coscienza fatta anche di attenzione e apertura all’altro». Proprio con un richiamo alla cura del prossimo è arrivato in questi giorni anche l’invito del vescovo delegato per la pastorale sanitaria della diocesi di Roma, Paolo Ricciardi, che ha sollecitato le parrocchie ad organizzare delle donazioni di sangue.

Da parte sua Avis, per spiegare agli italiani cosa fare per poter compiere il proprio gesto di solidarietà nel corso dell’emergenza sanitaria, ha lanciato la campagna #EscoSoloPerDonare. Gli strumenti messi a disposizione dei donatori sono una nuova pagina web, uno spot radiofonico e un video tutorial. Come precisato dal ministero della Salute, infatti, la donazione di sangue ed emocomponenti rientra tra le «situazioni di necessità» per le quali è possibile uscire di casa. Carlo Quattrocchi, segretario regionale Avis del Lazio, evidenzia come «le procedure vengono svolte in assoluta sicurezza» con la convocazione dei donatori a un preciso orario di un determinato giorno, così che non si verifichino situazioni di assembramento. Inoltre «viene fatto prima un triage telefonico – conclude Quattrocchi – per verificare l’assenza di sintomi legati al coronavirus, come stati febbrili o contatti a rischio con persone positive al tampone».

23 marzo 2020